Effetti del lockdown sul benessere degli adolescenti
L'epidemia di COVID-19 ha rappresentato un'esperienza unica di isolamento sociale e confinamento spaziale, che ha coinvolto e coinvolge milioni di persone di diversa età, cultura e contesto sociale, provocando cambiamenti, rapidi ed imprevisti nella quotidianità di ognuno di noi. E se fino al dicembre 2019 l’isolamento sociale rappresentava la forma massima di stress replicabile nei laboratori di tutto il mondo, dal marzo 2020 ci troviamo a vivere nel più grande, forse, esperimento che la Storia potesse ideare, dove ogni individuo di qualunque parte del mondo veste suo malgrado i panni di “cavia”!
Questo è quanto mai vero per bambini e adolescenti che si sono trovati ad essere deprivati del “mondo sociale” che più che per chiunque altro rappresenta la linfa vitale, responsabile dello sviluppo dell’identità emotiva, culturale, affettiva. Dopo l’età infantile, caratterizzata dalla protezione familiare, è necessaria una “rivoluzione” che proviene dall’interno, la chiamata verso il nuovo, il passionale e l’imprudente, che solo il contesto sociale può dare e che il COVID-19 ha interrotto bruscamente.
Ora uno studio condotto per verificare gli effetti acuti di questa rottura ha messo in evidenza come, sebbene gli adolescenti siano più resilienti degli adulti e più capaci di trasformare una fragilità in risorsa, il lockdown modifichi la qualità della vita nelle sue dimensioni psicosociali, influenzando l’umore, l’autostima, e le relazioni, rappresentando pertanto una vulnerabilità allo sviluppo di tutta una serie di disturbi di natura psicologica. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR sotto la guida del Dr. Alessandro Pingitore, nell’ambito del Progetto AVATAR e pubblicato su Frontiers in Pediatrics - Children and Health,, ha visto il coinvolgimento di 1289 adolescenti afferenti a 10 Istituti Comprensivi italiani. Nell’aprile 2020, quindi in pieno lockdown, i ricercatori tramite la piattaforma multimediale AVATAR già in uso nelle scuole per la valutazione del benessere degli studenti, riadattandola per rispondere meglio alle esigenze della Dad, hanno monitorato lo stile di vita, il contesto sociale, lo stato emotivo e la performance scolastica correlandolo con quanto emerso nel monitoraggio pre-COVID effettuato nei primi mesi dell’anno scolastico, rendendo lo studio ben diverso e più articolato da quanti valutano solo gli effetti della pandemia. Da questo esame, è risultato che durante la quarantena gli adolescenti hanno mostrato una minore percezione nel benessere psicofisico, nelle dimensioni dell’umore, dell’autonomia, mediata dalle condizioni abitative e ambientali, tanto più vivevano in ambienti privi di verde e spazi ristretti, maggiore era tale compromissione. Dalla ricerca è emerso inoltre che a livello di contesto sociale, la quarantena alterava drasticamente il rapporto con la famiglia. Se in condizioni pre-COVID la famiglia rappresentava il nucleo sociale di riferimento, la quarantena probabilmente aveva fatto affiorare dinamiche e criticità prima latenti, potenziando al contrario il legame con la Scuola, sia nel rapporto con gli insegnanti che nell’apprendimento, riportando una ridotta percezione del bullismo.
Francesca Mastorci, ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, e coordinatrice scientifica del progetto AVATAR conclude come segue: “è importante notare come il COVID-19 abbia chiamato gli adolescenti alla responsabilità, alla cooperazione, all’impossibilità di trasgredire, ma per loro, così resilienti per natura neurobiologica, queste rinunce potrebbero diventare un guadagno, in termini di relazioni emotive con gli altri e con se stessi. In questo il ruolo della Scuola, della Famiglia, e di tutti i contesti di riferimento, non ultimo quello della Ricerca, mai come ora devono lavorare uno a fianco dell’altra, in quel dialogo aperto e costruttivo che negli anni è stato sempre più faticoso, per rivedere ruoli e competenze e mettere in campo le basi per la definizione di una vera alleanza educativa”.